Fotovoltaico: i rischi della semplificazione del Pnrr. E’ l’incipit della riflessione di Carlo Coduti, responsabile Agricoltura del Pd Sannita.
“Siamo nel pieno dei lavori connessi all’attuazione degli obiettivi delPNRR: centinaia di bandi aperti per migliaia di iniziative in atto; corposi interventi normativi varati a livello nazionale e regionale per rimuovere barriere burocratiche agli investimenti; accelerazione della spesa sotto tutti gli aspetti, con l’unico obiettivo di realizzare la spesa e rendicontare entro i tempi previsti dal PNRR (dicembre 2026).
Cerchiamo di analizzare, nei particolari, che sta succedendo in alcuni comparti produttivi, con particolare riferimento alle proposte di investimento da parte di privati per la realizzazione di impianti fotovoltaici sul territorio provinciale. Urgono tuttavia delle premesse.
Gli impianti fotovoltaici, molto incentivati dallo stato italiano qualche tempo fa, si sono sviluppati in maniera significativa e caotica soprattutto in alcune aree del paese. Valga, per tutti, l’esempio della Puglia definita la regione «specchio» d’Italia. Fenomeno che ha costretto il legislatore ad interrompere o limitare fortemente gli incentivi per il settore. Le motivazioni vanno ricercate in alcune importanti criticità connesse al caotico sviluppo del fotovoltaico:
• consumo smisurato di suolo agricolo.
• Lievitazione della spesa per incentivi non più sostenibili per la finanza pubblica.
• Eccessivo costo del KW/ora prodotto dagli impianti.
• Scarsissimo contributo al fabbisogno energetico nazionale.
La modifica del sistema incentivante, di fatto, ha frenato la corsa agli investimenti destinati ai grandi parchi fotovoltaici per cui, negli ultimi anni, si sono realizzati solo impianti finalizzati all’efficientamento energetico delle aziende e delle abitazioni.
L’avvento del PNRR, con importanti risorse finanziarie da destinare alle rinnovabili ed ambiziosi obiettivi in termini di potenza da installare, sta causando una enorme ripresa degli investimenti nel settore, soprattutto per i grandi impianti.
Il PNRR ha una dotazione di 1,10 Miliardi di euro per sviluppo agro-voltaico. Il Piano contempla per il settore agricolo –responsabile del 10 per cento delle emissioni di gas serra in Europa –quanto segue:
• l’implementazione di sistemi ibridi per la produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte;
• il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.
Macro obiettivo del PNRR è rendere più competitivo il settore primario, riducendone i costi di approvvigionamento energetico ed incrementandone le prestazioni climatico-ambientali. Nello specifico, si punta ad installare una capacità produttiva da impianti agro-voltaici di 1,04 GW, equivalente a circa 1.300 GWh annui, con una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2.
I connessi e conseguenti incentivi non riguardano più, come un tempo, la produzione di energia ma il sostegno, in conto capitale, degli impianti sino al 40% della spesa di progetto.
Son state quindi introdotte importanti semplificazioni normative sul procedimento autorizzativo: una per tutte, la eliminazione dell’obbligo della valutazione impatto ambientale per impianti con potenza inferiore a 30 MW.
Per la difesa del consumo di suolo, sono state varate regole che possiamo sintetizzare nel concetto della realizzazione dell’agro-voltaico. Queste norme, raccolte nel documento ministeriale Linee guida per la realizzazione degli impianti agro-voltaici, prevedono forti limitazioni delle installazioni su suolo agricolo. Ad esempio, il terreno interessato deve preservare l’attività agricola con una superficie libera nell’ordine del 75 – 80%.
Tuttavia, non tutte le superfici agricole sono trattate allo stesso modo!
Sul punto intervengono il DL 199 del 2021 ed il Decreto PNRR – 3, n 13 del 24 febbraio 2013. Provvedimenti che, nell’ottica della semplificazione, contemplano l’annullamento delle regole dell’agro-voltaico in zone particolari (es.: 300 metri di fascia di rispetto lungo le autostrade; 500 di fascia di rispetto vicino alle aree industriali dismesse; ecc.).
Il rischio concreto è che tali zone possano essere oggetto di interpretazioni molto lasche.
Aspetto da approfondire e analizzare perché, se così fosse, migliaia di ettari del nostro territorio agricolo si trasformerebbero, nel volgere di qualche anno, in un immenso specchio fotovoltaico.
Sarebbe quindi opportuno che i sindaci e le amministrazioni dei nostri territori, anche di quelli già interessati dallo sviluppo delle fonti eoliche, prestino particolare attenzione a questi fenomeni e alle connesse procedure autorizzative.
Possibili «forzature interpretative», che elevassero a «Regola» ciò che la norma fissa come «Eccezione», renderebbero d’incanto «aree idonee» i territori di interi comuni. In pochi anni, vaste aree della provincia subirebbero un epocale «cambio di destinazione d’uso» con un impatto devastante sulla fragile economia locale che, giova ricordarlo, è tuttora incentrata sul settore primario. È doveroso altresì sottolineare la sostanziale differenza di scala tra fotovoltaico a terra e impianti eolici. Una macchina eolica, anche di grande potenza (es. tre MW), sottrae all’uso agricolo non più di 0,1 ettaro di suolo. I terreni ospitanti gli impianti restano utilizzabili a fini agricoli senza particolari vincoli e senza la necessità di cambiarne la destinazione d’uso, in genere seminativi.
Peraltro, una macchina tra 3 MW produce la stessa energia di un campo fotovoltaico di 10 MW che, a sua volta, occupa una superficie di oltre 10 ettari, circa 100 volte tanto. Per di più, gli impianti eolici di tale potenza sono tutti realizzati previo vincolante parere ambientale, cosa che non accade per i nuovi campi fotovoltaici.
Per tutto ciò, nella comune consapevolezza che i nostri territori siano fragili e poco organizzati, urge un piano territoriale condiviso che, evitando pericolose fughe in avanti, disegni con responsabilità collettiva una strategia integrata del futuro della Provincia Sannita, a partire dall’implementazione dell’agri-fotovoltaico”.
Redazione Dem Sannita